Gandini Marcolino

Torino, Italia – 1937

Gandini Marcolino

Torino, Italia – 1937

Rassegna stampa sito Regione Piemonte: “28 aprile 2003Torino— Ultimi giorni per visitare, nella Sala Bolaffi (via Cavour 17), la mostra che rende omaggio a Marcolino Gandini. Torinese, allievo di Casorati, a soli 22 anni presente con una sua opera alla Quadriennale romana del 1959, dal 1965 trapiantato” a Roma, oggi l’artista è considerato fra i maggiori e più rigorosi rappresentanti della logica del costruttivismo astratto spaziale, anche oggettuale, «che riprende e rinvigorisce nella seconda metà del XX secolo, globalizzandola, la tradizione russa sovietica e tedesca del Bauhaus dell’astrazione pura razionale e costruttiva».La rassegna, aperta fino all’11 maggio, è un’ampia antologica organizzata dalla Regione Piemonte e curata da Marco Rosci. L’allestimento di Giuliana Rossetti riesce a render testimonianza del percorso artistico di Marcolino Gandini, che — scrive la critica – «operando con una riflessiva e solitaria scansione temporale lungo i decenni, polemicamente indifferente al vorticoso alternarsi delle tendenze artistiche, ha periodicamente rimesso in discussione forme e materie del suo operare». Attraversando i decenni, però, Gandini è sempre rimasto fedele al dettato di Giulio Carlo Argan per una sua mostra alla galleria “Il Bilico” di Roma nel 1966 assieme all’architetto Portoghesi: «Il piano diventa superficie e persino volume. La geometria, ipotesi spaziale, diventa spazio reale, costruito con travi di colore come fossero strutture di cemento. Il pittore fa forme come uno scultore; il pittore e lo scultore fanno spazi come l’architetto».La mostra, anch’essa di grande coerenza, ha un notevole impatto scenico spaziale dovuto alla predilezione dell’artista per il “grande formato” che gli è tipico. L’itinerario espositivo è scandito da opere tridimensionali poligonali, in legno dipinto a strisce di vivacissimi colori primari, e da tele multiple ritmicamente assemblate, compresa la ricostruzione parziale di un intervento ambientale alla Galleria Stein di Torino nel 1968, con cui si confrontano alle pareti le tele, talora tese su telai flessi curvilinei o concavi.Altrettanto scenografica è l’alternanza fra la scansione di diverse modalità di stesura pittorica timbrica e tonale dei piani e delle fasce cromatiche (il colore “costruttore” di proiezioni spaziali) e la nuda acromia delle grandi strutture rivestite di formica bianca. Le opere esposte provengono, oltre che da collezioni private, dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dai musei civici d’arte moderna di Macerata e di Bolzano.

Pagina aggiornata il 02/12/2024

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