Marcolli Attilio

Milano, Italia – 04/05/1930 // Milano, Italia – 2010

Marcolli Attilio

Milano, Italia – 04/05/1930
Milano, Italia – 2010

Marcolli è stato un personaggio centrale per lo sviluppo della didattica del Design e delle Arti Visive fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, docente, autore prolifico e studioso capace di sviluppi innovativi, come la Teoria del Campo.
Marcolli decise di essere architetto fin dall’età di sedici anni, quando diresse i lavori del cantiere per la costruzione dell’asilo Onarmo nell’ex-campo di concentramento nazista di Bolzano. Nel 1969 consegue la libera docenza e dal 76 all’86 insegna Disegno Industriale al Dams di Bologna, nell’ambito della Progettazione Ambientale diretto da Tomàs Maldonado.
Diventa professore Ordinario al Politecnico di Milano dal 1987 al ’97 di Tecnologia dell’Architettura e poi di Comunicazione Visiva e Disegno Industriale nel Corso di Laurea in Disegno Industriale”. Insegna Disegno Industriale dal 1970 nella Scuola Politecnica di Design a Milano di Nino Di Salvatore. Riceve nel ‘89 il Diploma di Laurea dell’American Institute of Architects per il progetto Città-Colore, svolto per il Politecnico di Wintethur. Negli anni ’90 è incaricato quale direttore dell’Area Basic Design all’Istituto Euoropeo Design (IED) di Milano.” Da Corriere della sera online 2010. L’opera in scheda è da considerarsi come parte prima di una modularità reiterata, combinata e trasformabile del cubo inteso come solido e struttura da sviluppare. La sua trasformazione si può vedere nell’opera n°40 del Museo Umbro Apollonio. In tal proposito cito dal saggio scritto da Marcolli stesso per la mostra “ Arte e Didattica” (Bassano del Grappa, 1987- pag. 58): “Dal punto di vista metodologico (…), ho seguito il metodo pragmatico, detto abduttivo. Il metodo consiste in questo: data una configurazione di base, per esempio la progressione modulare, io abduco tutta una serie di effetti percettivi, come per esempio di spazio, o di luce o di materia (concavo e convesso), o di movimento (come nelle opere di Klee, Vasarely, etc..). Allo stesso modo, dato un cubo e la sua struttura, io abduco tutta una serie di processi di strutturazione: l’esagono volumetrico come figura interpretante; la successione poliedrica, cinetica dei solidi tetra-ottaedrici compreso il dymaxion; la successione dei solidi penta-icosaedrici; il closepacking di poliedri e la loro modularità spaziale; le tensegrity o strutture tensionali; (…). E questo lavorando solo ed unicamente sul cubo e la sua struttura. E’ il metodo che veniva seguito dai grandi strutturalisti costruttivisti come Wachsmann, Fuller, ecc, e che è giusto continuare ad esplorare”.

   

Pagina aggiornata il 02/12/2024

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